In un dattiloscritto di ignoto autore si legge che nel 1878 ebbero inizio i lavori per la costruzione della nuova Chiesa Parrocchiale. Dove essa sorge, vi era prima una chiesetta, modesta e malmessa, a una sola navata, con pavimento di pietra e il tetto coperto di tegole. Oltre all' altare Maggiore, ve n' era uno dedicato all' Immacolata, uno a Sant' Antonio e uno a San Nicodemo. Alle pareti, quadri e nicchie con statue. Di notevole vi era il fonte battesimale per immersione secondo il rito greco che consisteva in una pila a calice, di stile bizantino (25). Ad un lato nell' interno della chiesa erano sepolti i morti di età maggiore; all' altro ed esattamente alla cappella  di Costantinopoli, i fanciulli. Con la pietra , ricavata dall' abbattimento della vecchia chiesa, si costruì il basamento per le nuove aree della costruzione. Pose la prima pietra l' Arcivescovo di Otranto.
L' entusiastica festa che seguì venne interrotta per la morte immediata di una bambina caduta da un mucchio di pietre dove era salita per meglio vedere. Durante la costruzione che durò alcuni anni, a tetto scoperto si improvvisò un altare vicino all' attuale dedicato a Sant' Antonio per celebrare la messa. L' entusiasmo del popolo crebbe con la costruzione della chiesa. Si voleva fare un edificio degno il più possibile della Divinità, accogliente per il popolo e che desse onore al paese intero.
Sostenne l' entusiasmo l' allora Parroco,Zelante e santo Don Andrea De Mitri, il quale si prodigò quanto il suo mistero poteva permettergli, recandosi in altri paesi a chiedere offerte per la sua chiesa che era, come soleva esprimersi, "molto povera". Tenne anche un Quaresimale a Roma ed ebbe in dono dal Sommo Pontefice una pianeta nera di gran valore, con due ampie croci in fine ricamo, ancora esistente. Lo affiancarono con appassionata e generosa attività i fratelli Francesco e Luigi Monosi,con i quali ogni domenica questuava per il paese. Il popolo tutto contribuì come poté. Con il ricavato delle sole uova raccolte fu costruito un grande rosone in marmo a colori al centro della chiesa. Si conservò il titolo dell' Annunziata e a Lei si dedicò l' Altare Maggiore, capolavoro di bellezza e di arte: tutto in marmi policromi, finemente incisi. Adiacente alla parte posteriore dell' Altare fu innalzato un gran pro-altare ove si collocò la pregiata tela dell' Annunziata del pittore Altamura. L'altare a sinistra, dedicato al Sacro Cuore di Gesù  è artisticamente inciso e fregiato; nel 1940 vi si pose affianco una grande statua del S. Cuore in legno di fattura veneziana. Questa statua e l' Altare della presentazione in marmo sono dovuti alla munificenza degli stessi fratelli Monosi; l'Altare della Vergine del rosario invece a quella di Salvatore Greco ".   Tutti gli altari, complessivamente nove, sono in marmi policromi di Carrara con balaustre e fondali sempre in marmo e le tele (Mostrate in questa pagina) quasi tutte dello stesso Altamura. Anche il Battistero, le colonne che sostengono l' organo, il pulpito, la balaustra del coro, il pavimento con due rosoni, uno al centro e uno vicino ai gradini del Presbiterio, sono completamente in marmo, e basterebbe tanta dovizia per rendere di grande interesse questa chiesa. E' a Croce latina, sormontata da una grande cupola. Sul braccio più lungo della croce si aprono le sei cappellette divise tra lateralmente da muri. Se codesta divisione non ci fosse, la chiesa sarebbe a tre navate con maggiore bellezza e utilità. Le volte sono rette da pilastri con capitelli riecheggianti lo stile corinzio; al centro e ai lati corti della Croce ci sono tre bei lampadari. Una delle cose più pregevoli è l' organo a due tastiere e a pedaliera completa, orchestrale, costruito dal Mentasti di Napoli nel 1900. Si eleva adiacente alla chiesa un agile e artistico campanile con la cupola coperta da lucenti mattonelle di maiolica di diversi colori e munito di tre campane. Per completarla ci vollero quindici anni in due riprese, ma furono ben compensati gli sforzi di chi diresse, di chi lavorò e di chi contribuì. Oggi il popolo la frequenta spesso e con amore, e il forestiero, che qui molte volte vi capita, si ferma ad ammirare ed a pregare.     La chiesa parrocchiale è intitolata anche al protettore Sant' Antonio di Padova. E questo, in seguito a un grave pericolo sventato nel pomeriggio del 23 agosto 1898 dal  grande Santo, verso il quale i fedeli, dopo la gran paura, accrebbero la loro devozione.  Riportiamo qui di seguito, integralmente, il contenuto della Memoria, conservata nell' archivio parrocchiale. "Cenni storici del disastro dei tifoni, che nel giorno 23 agosto 1898, minacciavano di distruggere il nostro paese e che fu salvato per la gran fede ch' ebbe nel suo protettore S. Antonio di Padova, a
Maria SS: d' Arcona e all' Immacolata Maria. Tutto il paese perciò, per tramandare ai posteri una grazia tanto segnata, e per sempre più confidare nel nostro protettore S. Antonio in tutti i nostri bisogni spirituali e temporali, stabilì che la seconda festa che, ad immemorabili, si celebrava, a piacimento, in una delle domeniche di agosto o di settembre si avesse a celebrare nel detto giorno 23 agosto. Ecco brevemente la storia
Verso le due pomeridiane del successivo giorno 23, alcuni individui si avvidero che da ponente, minacciosi si avvicinavano parecchi tifoni al nostro paese. A tal vista quei pochi a squarciagola si posero a gridare pietà, misericordia!! alzatevi, che siam perduti. Si recarono tosto alla Chiesa e suonando a distesa le campane, in un attimo, tutta quanta la popolazione si riversò in Chiesa piangendo tutti e gridando : pietà, misericordia!! Presero poscia sulle spalle la Statua del Santo, quella
di Maria SS. d' Arcona e dell' immacolata e con me si avviarono verso a quei tifoni lunghi, ch' erano già in prossimità del paese. Come si piangeva da tutti!! Quando la processione, col Santo avanti, fu allo sbocco di una via che mena alla campagna, tre sifoni erano vicinissimi, che già stavano per entrare nel paese.     A tal vista fermano di fronte ad essi la Statua del Santo e la popolazione che la seguiva, prostrata sul suolo, piangendo e sospirando gridava: pietà, misericordia!! E mirabile a dirsi! quei tifoni che minacciavano l' eccidio del paese, deviano verso tramontana, e ad un tratto, si dileguarono, lasciando in quei pressi un denso polverio. Si ritornò poi in chiesa ed io salito sul pergamo, improvvisai alla meglio, un discorso di circostanza, finito il quale si cantò il Te Deume impartita la benedizione con la pisside ognuno compunto fè ritorno alla propria casa, ringraziando e inneggiando il nostro Santo Protettore dallo scomparso pericolo.

Tutte le foto di questa pagina sono tele che si trovano nella Chiesa di Castrignano dei Greci di cm. 110 x 230 del pittore Altamura.

25) c. De Giorgi, Cfr. Op. cit.

 

Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo




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