Scendendo da Lecce a Maglie, all'altezza del serbatoio idrico (vasca) di Corigliano d'Otranto, attraverso uno svincolo si giunge a Castrignano dei Greci. Qui ancora gli anziani parlano greco, e ancora è dato sentir da loro narrare antiche e suggestive storie di spietati baroni e di gente piegata dagli stenti e dai soprusi, ma mai vinta. Castrignano è dominata da un senso di arsura, dopo ogni tramonto affiorano nuovi sassi e scogli, ed è con questi che ogni giorno si misura la pazienza e la laboriosità dei contadini. In questo paesaggio sitibondo, gli alberi di ulivo, gli alberi di fico e i trulli formano "una mirabile triade solidamente unita nei millenni". (1) Originali e umili sono i muri a secco che recingono gli innumerevoli pezzi di terra. I rovi con le loro spine si intrecciano su di essi quasi a proteggere tanta antichità. Gli uccelli, saltellando e beccando i neri frutti saporiti, conferiscono a questi ruderi corrosi dal tempo un delicato senso di vita. Lo scirocco, con mille tentacoli, incombe sulle pietre tarlate dei trulli, sui vecchi ulivi, sulla terra avara, accumulando i profumi e rendendo cristalline voci e canti. Incombe anche sui morti e sembra fermare il tempo e rinnovare i ricordi. Che strano sgomento nel contemplare questo scenario fermo nei secoli!

 

* * *

 

In paese, invece, del vecchio nucleo poco è rimasto: qualche viuzza stretta e tortuosa, affiancata da casette a tetti, immacolate di calce e antichi cortili quadrati. II resto è stato tutto rinnovato nel tempo. Ultimamente, il paese si è ingrandito rapidamente a macchia d'olio, arricchendosi di rettifili incrociati e ridenti villette dalle fogge più svariate. La Chiesa Madre non è molto antica e il campanile che da l'impressione di un minareto, non è molto alto, ma, salendovi nelle chiare giornate estive, si scorgono i monti dell'Albania e la costa greca. Infatti la Grecia, terra dei padri, è vicina, letteralmente vicina, tanto da poterla vedere a occhio nudo. Castrignano ha avuto il suo cantore in Leonardo Mascello. Gustiamo per un istante il suono melodioso e carezzevole dei suoi versi che ritraggono in modo suggestivo il luogo natio visto con gli occhi dell'esule.

 

PAESE NATIO...

 

 

Paese natio, Castrignano,
antico castello dei Greci,
fortezza e nido di rapaci
baroni tremendi e crudeli;
falchi guatanti dall' alta
rupe le prede nel piano;

Castrignano, patria fuggita
per tempo, io mai non ti dissi
ancora l'arcana dolcezza
dei tuoi campi sereni e ridenti!

Le vaghe armonie de' tuoi campi
verdi di biade e trifoglio;
e i fremiti e i frulli del vento
rombante tra i folti uliveti;
e la gentile dolcezza
dei piccoli canti d' uccelli;
de" brevi squittìi deliziosi
e limpidi gridi di cincie;
e 'l gorgoglio flautato,
argenteo delle calandre
e l'incanto de gli ampi silenzi!

Paese natio, questa gioia
lontana mi preme com' incubo
il cuore di pungenti voglie.
O campagna verde e deserta,
solitudine vaga e divina,
quante volte m'avete
cullato lo spirito stanco!

Sentivo nell'anima fremere
impeti indomiti e strani!

La vita oscura, le cure,
le necessità spaventose
e indeprecabili e 'l tristo,
feroce egoismo degli uomini,
l'odio e la guerra de' simili,
tutto obliavo, felice
dei tuoi fiati odorosi, de' tuoi
canti, muggiti di buoi,
soffi, mormori, schianti,
fruscìi, o campagna lontana;
e profumi di fieno e di menta,
di timo e di mandorli in fiore.

A volte uno strano spavento
improvviso, nell'erma e silente
pianura, stringevami il cuore,
come uno smarrimento
vertiginoso; un lontano
ricordo di vita vissuta
nelle solitudini prime;
un ritorno alla vita selvaggia,
alle fonti del mistero,
alla non esistenza primeva!

Nell'ampio silenzio di là,
perduto in un tonfo perenne
e sordo, sentivo rombare
un' eco dell' eternità!

E allora affrettavo l'andare
da dove s' affaccia il mistero
per dove s' apre l' abisso.

Tornavo tra gli uomini vili,
dagli ampi silenzi di un mondo
lontano e fascinatore,
con strani sussulti nel cuore.

Paese natio, luoghi puri,
visti con occhi più puri;
paese natio, luoghi santi
e pii dell'infanzia, ove tanti
pensieri soavi e speranze
dolci e preghiere s' effusero
come mistici fiocchi d' incenso!

Paese natio, dove i primi
s' aprirono sogni del cuore;
piccola chiesa brillante
di lumi e di marmi lucenti;
prete buono e sereno; madonne
dolci con bimbi soavi;
organo grave e gioioso,
nubi d' incenso odoroso
salienti verso l' altare,
come un mistico sogno di pace;
o aurora della mia vita;
o tempi, o luoghi, o piccolo
me d' una volta, vi vedo
e vi piango perduti per sempre!

Mia madre che vivi lontano,
noi soli restiamo ancor vivi
del tempo che fu;
noi due e quei luoghi laggiù...

La grande casa di pietra
e l' orto col suo melagrano
costellato di fiori di fiamma;
e il bianco alberello di prugne
a ridosso del muro muscoso;
l' antica pergola bassa,
tutto è scomparso o mutato.

Ed io ancor ricordo il tuo seno
bianco, che tu m' offerivi,
e su cui posavo la testa,
già sazio di baci e di latte.

O mia madre, difesa e rifugio
all' ira tremenda del padre;
o santa creatura, per tante
da tuoi miti occhi cadute
pie lacrime amare, per quante
sorsate dal tuo seno bevvi;
per quanti urti ed angoscie
infersi al tuo povero cuore,
sii benedetta in eterno!

Di tè gioia più pura
non vedo ne' miei dì passati;
tu sola riempivi il mio cuore
che il padre sovente atterriva.

Posso dire che di trenta
lunghi anni di vita vissuta
tè sola ricordi, o creatura
santa, o martire pura,
o vittima della sventura!

Ed oggi più bella mi appari,
o dolente, in un nimbo sereno
di rassegnata doglianza.

O madre, mia sola speranza,
preghiamo, o madre, il Signore;
preghiamolo, o madre, per me.
O madre, il tuo lungo dolore,
o madre, la tua viva fé,
offriamo a Dio padre per me!

L. MASCELLO

 

 

NOTA

Leonardo Mascello, poeta e sacerdote, nacque a Castrignano dei Greci nel 1877 e morì nel 1951 ad Olinda nel Brasile dove insegnò lingua e letteratura italiana. La lirica "Paese natio..." è contenuta nel suo libro di poesie: "Foglie al vento" pubblicato ad Olinda nel 1910. 

(1) R. CONGEDO, "Ove fiorisce l'olivo". Edizione Milella, Lecce, 1969.


Da: Castrignano dei Greci di: Angiolino Cotardo




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